
Promotore dell’iniziativa è stato l’amico Giorgio Giromella. Erano presenti, oltre ai parenti dei due mazziniani ricordati nell’epigrafe, numerosi amici e soci dell’AMI, Michele Finelli, presidente nazionale Associazione Mazziniana Italiana e Giorgio Raffi, segretario comunale del P.R.I. Massa, sez. Giuseppe Mazzini.
Antona, cinquanta anni dopo: il dovere del ricordo
“Non c’è niente di più invisibile dei monumenti” ha sostenuto lo scrittore e drammaturgo austriaco Robert Musil. Quale senso ha, dunque, riunirsi per ricordare i cinquant’anni dall’inaugurazione della lapide di Antona che tutti noi abbiamo osservato, magari assorti in altri pensieri, almeno una volta? L’autore, Felice Vatteroni, artista di fama internazionale e mazziniano, propose un’opera lontana dai canoni tradizionali, affiancando al celebre postulato in cui Mazzini teorizzava il cooperativismo solidale, “capitale e lavoro nelle stesse mani”, la rappresentazione dell’economia apuana, caratterizzata da industria, agricoltura, attività estrattive e turismo. La comunità repubblicana di Antona accolse l’invito, prodigandosi per la realizzazione dell’opera. Ed è in primo luogo per ricordare (senza retorica) quella comunità, e due dei suoi rappresentanti, Dino Pitanti e Osvaldo Badiali, che è stato realizzato questo opuscolo. In secondo luogo, ma non meno importante, lo facciamo per esaltare il valore democratico e universale del messaggio di Mazzini e della Costituzione della Repubblica Italiana, nata sulle macerie del fascismo e del nazismo. Per il sogno repubblicano la nostra città ha pagato un prezzo altissimo, e in tanti hanno sacrificato la vita proprio sulle Apuane, custodi della memoria della Resistenza, della democrazia e dell’Umanità mazziniana, mai come oggi necessaria e attuale. Di fronte alla storia cinquant’anni non sono molti, ma nella vita di una comunità, come quella di Antona, segnano il passaggio del testimone fra quattro generazioni.
Michele Finelli. Presidente Nazionale Associazione Mazziniana Italiana
Quando i Repubblicani di Antona, nel 1974, vollero che la memoria di Giuseppe Mazzini fosse conservata in un marmo perché venisse trasmessa ai giovani, sentirono tutta l’importanza di rendersi protagonisti di un gesto che collegava gli abitanti del paese di Antona alle vicende di un Risorgimento Nazionale che li aveva visti protagonisti nel nome di Mazzini e della Giovane Italia, che all’epoca rappresentava il futuro e, con esso, la promessa dell’Italia Unita.
Allo stesso tempo, il nome dell’Apostolo genovese, Sacro all’Italia, rappresentava il progetto e l’impegno per un’Italia futura ricolma di quei principi di fratellanza universale da realizzare con il concerto degli altri popoli e delle altre nazioni.
Ecco, cinquant’anni sono anche un’occasione per ricordare quell’impegno e rinnovarlo nel nostro tempo, che è un tempo difficile sotto molteplici aspetti.
È un tempo che, se a molti offre, pretesto per una preoccupante mancanza di partecipazione attiva alla vita sociale – che è figlia del tradimento e della delusione – per i Repubblicani e i Mazziniani è solo stimolo a rinnovare il proprio impegno verso un lavoro di istruzione del popolo e di costruzione di un Paese che sappia davvero essere Nazione, tra Nazioni Libere e democratiche.
Desidero ringraziare l’amico Giorgio Giromella per essersi reso promotore non solamente di un fattivo lavoro di recupero del pregevole monumento, ma di avere -attraverso di esso- riportato alla nostra riflessione tutta l’attualità e la necessita di attuare il pensiero mazziniano con la manifestazione organizzata per il prossimo 27 ottobre.
Mazzini poneva l’Istruzione come cardine per la formazione di sudditi che aspiravano a divenire un cittadini.
Oggi, anche nel nome di Mazzini, il nostro Governo nazionale dovrebbe avere il coraggio e la determinazione di intraprendere politiche che tutelino effettivamente i più deboli investendo nella ricerca e nella cultura. Questo vale, naturalmente per tutti i Popoli e tutti i Governi.
La nostra Libertà, come ci indica la nostra Costituzione, passa attraverso il Lavoro, e il lavoro, oltre che un sacrosanto diritto costituisce anche un preciso dovere per chiunque abbia a cuore la propria dignità.
Torniamo alla necessità di mantenere vivi i monumenti, le lapidi, le targhe che hanno lo scopo di ricordarci le battaglie ideali e i sacrifici sostenuti da chi ci ha preceduto. Sono atti importanti perché i giovani conoscano e ricordino la storia, loro e della Comunità di cui sono parte.
La storia serve anche a comprendere gli errori commessi e a non dimenticare.
Sono trascorsi 79 anni dalla liberazione dal nazi-fascismo. Con preoccupazione vediamo riaffiorare stemmi, slogan e inni che riecheggiano quel periodo nefasto, vissuto dai nostri padri e riverberato fino a noi.
Troppi giovani, però, oggi guardano ad essi. Molto probabilmente solo perché non conoscono la storia.
… E dovremmo sperare che questa, e non altra, sia la lettura giusta: solo ignoranza e non condivisione.
Rivalutare i principi mazziniani Dio, Patria, Famiglia e Umanità – che sentiamo talora pronunciare da bocche blasfeme – ci sembra più che mai un dovere. Sono Principi testimoniati da tutti i sinceri repubblicani e, soprattutto, da parte di coloro che hanno dedicato la propria vita a mantenere acceso quel lume di speranza per il futuro dei giovani e per la nostra stessa Democrazia.
I repubblicani si sono sempre battuti, e sempre lo faranno, per realizzare un’Europa forte e coesa, per uno Stato equo e solidale, nel quale il Cittadino trovi nello Stato un alleato e non un nemico.
Una battaglia difficile ma proprio per questo si rende indispensabile portarla avanti con determinazione.
Anche a ricordarci tutto ciò, servono i monumenti come questo di Antona.
Giorgio Raffi, Segretario Comunale P.R.I. Massa, Sez. Giuseppe Mazzini