
(Gazzetta di Roma, 29 dicembre 1848, N. 270)
- È convocata in Roma un’Assemblea Nazionale, che con pieni poteri rappresenti lo Stato Romano.
- L’oggetto della medesima è di prender tutte quelle deliberazioni che giudicherà opportune per determinare i modi di dare un regolare, compiuto e stabile ordinamento alla cosa pubblica, in conformità dei voti e delle tendenze di tutta, o della maggior parte della popolazione.
- I Collegi Elettorali sono convocati il dì 21 Gennaio prossimo per eleggere i Rappresentanti del popolo all’Assemblea Nazionale.
- L’Elezione avrà per base la popolazione.
- Il numero dei Rappresentanti sarà di duecento.
- Essi saranno ripartiti fra i Circondari Elettorali attualmente esistenti in ragione di due per ciascuno dei medesimi.
- Il suffragio sarà diretto, e universale.
- Sono Elettori tutti i cittadini dello Stato di anni 21 compiti, che vi risiedono da un anno, e non sono privati, o sospesi dai loro diritti civici per una disposizione giudiziaria.
- Sono Elegibili tutti i medesimi se giungono all’età di anni 25 compiti.
- Gli Elettori voteranno tutti al Capo-luogo del Circondario Elettorale. Ogni scheda conterrà tanti nomi quanti sono i Rappresentanti che dovrà nominare la Provincia intera.
- Lo scrutinio sarà segreto. Niuno potrà essere nominato Rappresentante del popolo se non riunisce almeno cinquecento suffragi.
- Ciascun Rappresentante del popolo riceverà un’indennità di scudi per giorno per tutta la durata della Sessione. Questa indennità non si potrà rinunziare.
- Una istruzione del Governo regolerà tutte le altre particolarità della esecuzione del presente Decreto.
- L’Assemblea Nazionale si aprirà in Roma il giorno 5 Febbrajo prossimo.
- Il presente Decreto sarà immediatamente trasmesso in tutte le Provincie, e pubblicato ed affisso in tutti i Comuni dello Stato.
L’assemblea eletta sulla base del decreto di indizione delle elezioni sopra riportato incominciò i suoi lavori il 5 febbraio affrontando innanzi tutto il problema della forma di governo la forma di governo. La proposta nei giorni successivi fu messa in votazione e approvata con 118 voti favorevoli, 8 contrari e 12 astenuti.
La mattina del giorno 9 febbraio 1849, il decreto fu proclamato solennemente e pubblicamente dal Campidoglio alla presenza della popolazione:
«Decreto fondamentale della Repubblica Romana
- 1: Il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano.
- 2: Il Pontefice Romano avrà tutte le guarentigie necessarie per l’indipendenza nell’esercizio della sua potestà spirituale.
- 3: La forma del governo dello Stato Romano sarà la democrazia pura e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana.
- 4: La Repubblica Romana avrà col resto d’Italia le relazioni che esige la nazionalità comune.»